Era l’inverno del 1609 e per le sue osservazioni astronomiche Galileo Galilei aveva puntato il cannocchiale verso la luna per poterne studiare le fasi che poi disegnò. Per la prima volta quello che si era pensato fosse un corpo perfetto, fu invece mostrato con tutte le sue forme: crateri, mari, avvallamenti. All’epoca i grandi scienziati erano anche ottimi disegnatori perché questo li aiutava a mostrare le proprie tesi e questo permise a Galileo di realizzare la serie di acquerelli che raffigurano la luna in maniera così realistica.
La cortesia dei non vedenti
Una poesia di Wislawa Szymborska. Dal libro Due punti, Edizioni Adelphi.
Il poeta legge le poesie ai non vedenti.
Non pensava fosse così difficile.
Gli trema la voce.
Gli tremano le mani.
Sente che ogni frase
è qui messa alla prova dell’oscurità.
Dovrà cavarsela da sola,
senza luci e colori.
Un’avventura rischiosa
per le stelle dei suoi versi,
e l’aurora, l’arcolabeno, le nuvole, i neon, la luna,
per il pesce finora così argenteo sotto il pelo dell’acqua,
e per lo sparviero, così alto e silenzioso nel cielo.
Legge – perchè ormai è troppo tardi per non farlo –
del ragazzo con la giubba gialla in un prato verde,
dei tetti rossi, che puoi contare, nella valle,
dei numeri mobili sulle maglie dei giocatori
e della sconosciuta nuda sulla porta schiusa.
Vorrebbe tacere – benchè sia impossibile –
di tutti quei santi sulla volta della cattedrale,
di quel gesto d’addio al finestrino del treno,
di quella lente del microscopio e del guizzo di luce dell’anello
e degli schermi e specchi e dell’album dei ritratti.
Ma grande è la cortesia dei non vedenti,
grande la comprensione generosità.
Ascoltano, sorridono e applaudono.
Uno di loro persino si avvicina
con il libro aperto alla rovescia,
chiedendo un autografo che non vedrà.
Il mare di notte
Pierluigi Nati sulla riva del mare.
Sette anni di buio
L’esperienza di Margherita.